Caro Collega,
da tempo il Prof. Tito Boeri, da economista, è portatore di proposte di politiche assistenziali che ritiene possano essere finanziate attraverso azioni redistributive interne al sistema previdenziale.
Nei suoi studi ha individuato quale fonte delle risorse necessarie, un “contributo di equità” da applicarsi sulla differenza tra l’ammontare della pensione in essere (calcolata col sistema retributivo) e la stessa pensione ricalcolata interamente con il sistema contributivo. Tale ricalcolo dovrebbe riguardare tutte le pensioni superiori a 2.000 €uro lordi/mese.
Poiché parla di un fabbisogno di oltre 4 miliardi di €uro ne conseguirebbe un “contributo di equità” crescente con il crescere della pensione e, quindi, quanto mai significativo per i nostri pensionati.
La consideriamo una ipotesi da respingere in quanto frutto di una concezione pauperistica della Società, un accanimento inaccettabile su pensioni (in particolare quelle da noi rappresentate) già pesantemente incise da contributi di solidarietà, da cinque blocchi di perequazione automatica e da un carico fiscale che non trova uguali in Europa.
Da accademico il Prof. Boeri era libero di esprimere le proprie idee ma ora ha assunto il ruolo di Presidente dell’Inps e, in tale veste, impropriamente, sta reiterando le proprie tesi al di fuori di ogni mandato istituzionale e politico.
E’ forte in noi la sensazione che parlando alla “pancia” del Paese voglia alimentare una sorta pressione sociale al fine di orientare e condizionare le scelte del Governo che, al momento, appare cauto rispetto a dette sollecitazioni.
Da cittadini pensiamo che il compito primario del nuovo Presidente dell’Inps sia quello di garantire l’efficienza dell’Istituto, realizzare la sua integrazione con l’Inpdap, eliminare sprechi, ridondanze etc..
Ma al di là di questo, pensiamo che il Prof. Boeri debba prendere atto che l’operazione di ricalcolo che tanto propugna, per noi assolutamente illegittima, presuppone la disponibilità di dati storici di cui l’Inps non dispone (quantomeno non per tutti) e che non possono essere sostituiti da algoritmi frutto di simulazioni approssimative o da ipotesi massive.
Ma la cosa ancora più grave è che, in parallelo, il nuovo Presidente dell’Inps ha posto in atto un’operazione quanto mai subdola e demagogica: sta pubblicando sul sito dell’Istituto schede in cui vengono evidenziati i “vantaggi” o presunti tali, derivanti dalle normative a suo tempo in essere presso i vari regimi sostitutivi dell’Inps e progressivamente confluiti in detto Istituto (Fondo Volo, Inpdai, Telefonici, Elettrici, Ferrotramvieri).
Spacciandola come una operazione di trasparenza, in realtà sta ponendo le condizioni per una sorta di “gogna mediatica” e la “colpevolizzazione” di migliaia di pensionati e pensionandi che nulla hanno di che discolparsi e che si sono “costruita” la loro pensione nell’assoluto rispetto di regole vigenti: questo è del tutto inaccettabile.
In un Paese in cui più della metà delle “pensioni” non è frutto di contributi, prendersela con chi i contributi li ha davvero versati è quantomeno paradossale.
Ovviamente, in questa operazione di disinformazione, per quanto riguarda l’Inpdai, non si parla dell’ingente patrimonio conferito all’Inps nel 2003 e da questo dismesso con modalità e risultati economici a dir poco discutibili.
Si dimenticano gli oneri impropri versati all’Inps a titolo di solidarietà ed i vari prestiti forzosi che hanno gravato sul costo del lavoro dirigenziale e sugli equilibri finanziari dell’Istituto.
Non si ricorda il provvedimento, ispirato dall’Inps che, alla fine degli anni ’80, ha determinato la drastica riduzione della base dirigenziale iscrivibile all’Inpdai lasciando a carico dello stesso i pensionati.
Non si evidenzia affatto come i pensionati e i dirigenti ex Inpdai siano già sottoposti ad un contributo di solidarietà, dai profili di costituzionalità molto discutibili, che durerà fino al 2017. Anche in questo caso abbiamo attivato cause pilota.
A proposito di costituzionalità siamo in attesa della sentenza della Suprema Corte riguardo al ricorso da noi promosso avverso il blocco della perequazione automatica per il biennio 2012-2013 e che è stato discusso a metà marzo.
Potrei dirLe molto altro ma in questa sede mi preme assicurarLa che abbiamo reagito e reagiremo a quella che consideriamo una vera e propria aggressione, un attacco all’immagine di una Categoria che merita rispetto per quello che ha dato e dà al Paese e al sistema industriale. Così come stiamo reagendo alle ipotesi di “esproprio” di cui Le ho parlato prima.
Dimostreremo e denunceremo dove veramente si annidano sprechi e veri privilegi (baby pensionati, vitalizi, scivoli di carriera e altro). Vogliamo tutelare diritti, principi e valori che vanno al di là dei confini categoriali.
Cercheremo e proporremo alleanze per contrastare una deriva pericolosa che nega lo Stato di diritto. Lo faremo impegnando le risorse necessarie sul piano umano, professionale ed economico.
E’ e sarà uno sforzo notevole che spero venga apprezzato e che, come auspico, induca chi non è ancora associato a farlo ed a farlo presto: chiediamo ai non iscritti di prendere atto che la difesa dei loro legittimi interessi e della loro immagine la può realizzare solo una Federmanager forte, coesa e rappresentativa.
Facciamo questo anche nell’interesse dei Colleghi più giovani: pensiamo che sia anche loro interesse vivere in uno Stato di diritto che rispetti le scelte di vita delle persone e non cambi continuamente le regole del gioco.
Grazie per l’attenzione ed il sostegno.
Cordiali saluti.
Giorgio Ambrogioni