Sulla piattaforma globale del pianeta-pensione sono presenti molte versioni, declinate in modo tale da soddisfare le esigenze di specifiche categorie di lavoratori e che disegnano l’identikit di un sistema variopinto, che talvolta indossa il costume di Arlecchino. Ci sono quelle riferite a chi lavora in modo gravoso o di notte, a chi ha iniziato a lavorare molto presto in giovane età, a chi preferisce la quota 100. Ci sono pensioni con lo scivolo: Ape sociale, Isopensione, Opzione donna. E ancora per quest’anno le cosiddette pensioni d’oro. L’anno si è aperto con un evento particolare: aumento delle pensioni nella misura dello 0%. Per utile promemoria ricordiamo quali sono i requisiti contributivi e anagrafici delle pensioni di vecchiaia e anticipate, diversi a seconda del metodo applicato per calcolarle: misto o solo contributivo.
Bruno Benelli.
Pensionati a bocca asciutta. La perequazione annuale delle pensioni partita da gennaio 2021 stavolta è pari allo zero. Non è uno scherzo, è la realtà, derivante dal fatto che gli uffici del Tesoro e i dati Istat non certificano alcun aumento del costo vita, almeno di quello che entra nel paniere dei pensionati. C’è comunque qualche centesimo di euro in più, ma solo per una piccola variazione riferita all’anno 2020: è stata pagata la perequazione 0,4% mentre è risultata nel corso dell’anno 0,5%. C’è perciò il recupero dello 0,1%, che porta un lievissimo ritocco avvertito solo sulle pensioni minime.
E’ bene precisare che molti pensionati non si ritroveranno facendo i conti di quanto incasseranno nei mesi di gennaio e febbraio. Il motivo dipende dal fatto che l’Inps a fine anno opera sempre i conguagli fiscali, tra quanto è stato prelevato sulla pensione pagata nel corso del 2020 e quanto è effettivamente dovuto, inserendo nel conto anche le addizionali Irpef regionali e comunali, il cui valore è spalmato sulle rate fino al mese di novembre 2021.
PENSIONI, REQUISITI 2021
Non c’è stato alcun intervento correttivo in materia, per cui i requisiti anagrafici e contributivi delle pensioni di quest’anno sono gli stessi dell’anno passato. Ma è opportuno fare un ripasso della materia e ricordare quali essi siano, soprattutto per i lavoratori dipendenti e autonomi vicini (due-tre anni) al pensionamento.
Pensione di vecchiaia
Occorre distinguere a seconda del metodo di calcolo adottato.
- A) Se il calcolo è misto (un mix di retributivo e contributivo) occorre avere 67 anni di età (uomini e donne) e 20 anni di contributi.
- B) Se il calcolo è esclusivamente contributivo (riguarda le persone senza anzianità anteriore all’anno 1996 e quelle che hanno optato per tale metodo) si ripresentano i due requisiti ora indicati. Ma ce n’è uno in più: la misura della rata di pensione che risulterà dai calcoli Inps non deve essere inferiore a una volta e mezza l’assegno sociale, cioè a 690,42 euro. Se così non è, l’interessato dovrà versare altri contributi per tagliare il traguardo.
- C) C’è un percorso aggiuntivo per chi, applicando il calcolo contributivo, non raggiunge nessuno dei requisiti ora indicati. Per costui la pensione è riconosciuta a 71 anni di età accompagnata dal versamento di contributi effettivi di almeno 5 anni.
Pensione anticipata
Anche qui occorre distinguere in relazione al sistema di calcolo, ma la situazione è più complessa.
A) Se i calcoli sono sia misto, sia contributivo (in tal modo raggruppando la generalità delle situazioni) occorre avere 42 anni + 10 mesi di contributi gli uomini, 41 anni + 10 mesi le donne, qualunque sia l’età. E questa anzianità è per il momento bloccata fino al 2026.
Una volta raggiunti i requisiti occorre attendere l’apertura della finestra di 3 mesi. Se i requisiti – è un esempio – sono raggiunti in febbraio 2021 la pensione decorrerà solo da giugno.
- B) Ma per il calcolo contributivo c’è una possibilità alternativa, più semplice e più complessa nello stesso tempo. Bastano 64 anni di età (uomini e donne), 20 anni di versamenti e scompare la finestra. Ma poi viene il difficile: la misura minima della rata di pensione non deve scendere sotto 1288,78 euro (2,8 volte l’assegno sociale), altrimenti l’appuntamento è rinviato.
PENSIONI SPECIALI
Vi sono poi speciali pensionamenti che in genere hanno requisiti più favorevoli da raggiungere, perché legati a particolari mansioni, attività o specifici status dei lavoratori. Vediamo i principali.
Lavori faticosi e notturni.
I lavori che la legge qualifica usuranti, possiamo suddividerli (in modo molto sintetico) in quattro categorie.
1 – Faticosi e pesanti: in galleria, sotterranei, pozzetti, con alte temperature, in cassoni, ecc.
2 – Produzione in serie con ritmi ripetitivi nella “linea catena”: autoveicoli, elettrodomestici, condizionatori, calzature, ecc.
3 – Lavori notturni: A) Turni di 6 ore per almeno 64 giorni l’anno; B) Senza turni: ciclo continuo annuo per almeno 3 ore al giorno.
4 – Trasporto pubblico: conducenti di veicoli con almeno 9 posti (compreso l’autista).
Per i lavori faticosi e pesanti, per le produzioni in serie, per il trasporto pubblico e per i lavori notturni per l’intero anno è richiesta la quota 97,6, formata da un minimo di 61 anni + 7 mesi di età e da un minimo di 35 anni di contributi.
Bene, se facciamo la somma dei due addendi ci accorgiamo che il risultato è 96,7, diverso dalla quota minima richiesta. Ciò significa che se si ha l’età (61+7) occorrono quanto meno 35+9 anni di contributi; se si hanno 35 anni di contributi, l’età minima deve salire a 62+6 anni. Qualsiasi mix è buono: l’essenziale è che non si vada sotto i due numeri minimi.
Se si tratta di lavoratori autonomi la quota sale di un punto: 98,6. E anche per i lavori notturni svolti con il sistema dei turni i requisiti salgono a seconda del numero di notti. Almeno 78 notti = quota 97,6 (età minima 61 anni + 7 mesi). Da 72 a 77 notti = quota 98,6 (età minima 62 anni + 7 mesi). Da 64 a 71 notti = quota 99,6 (età minima 63 anni + 7 mesi).
Lavoratori precoci
Chi ha iniziato a lavorare da molto giovane ottiene la pensione in tempi anticipati, sempre che abbia anche speciali profili, come vedremo dopo. Se ha versato 12 mesi contributi prima di avere raggiunto i 19 anni di età e l’inizio dell’assicurazione risale a periodi ante 1996, di modo che abbia diritto alla pensione calcolata con il sistema misto (retributivo/contributivo), avrà la rendita con 41 anni di contributi, e dopo un’attesa di tre mesi per l’apertura della finestra.
Ma tutto ciò non basta per la pensione, occorre anche essere in una delle particolari condizioni qui sotto indicate: 1) disoccupati senza assegni Inps da almeno 3 mesi; 2) invalidi minimo al 74%; 3) assistenti disabili conviventi da almeno 6 mesi: coniuge, unito civilmente, genitori, figli. Se costoro non possono si passa ai parenti e affini secondo grado); 4) chi svolge lavori gravosi, oppure lavori usuranti o notturni: da almeno 6 anni negli ultimi 7 anni o almeno 7 negli ultimi 10.
Quota 100
E’, almeno per il momento, l’ultimo anno della pensione quota 100, che molte tensioni ha creato e crea tra i vari gruppi politici. Osannata da molti, combattuta da altri, la pensione è una mano santa per chi vuole smettere di lavorare e andarsene a casa prima del tempo tradizionale. Bastano 62 anni di età e 38 di contributi e si ha la possibilità di dire addio al proprio datore di lavoro.
Il pensionato deve smettere di lavorare in forma dipendente o autonoma; è consentita solo l’attività autonoma svolta in forma occasionale che non superi il guadagno di 5 mila euro lordi l’anno. Si guarda al reddito annuo, compreso perciò anche quello derivante dall’attività svolta nei mesi precedenti l’inizio della pensione. Al di fuori dell’attività autonoma occasionale i redditi sono incumulabili con la pensione.
APE SOCIALE
L’Ape non è giuridicamente e tecnicamente una pensione, è un assegno che l’Inps paga per 12 mesi (non c’è tredicesima né rivalutazione annuale, non ci sono assegni familiari né tanto meno il diritto ad avere i contributi figurativi gratuiti) a chi smette di lavorare, anche se è possibile cumulare il pagamento Inps con piccoli redditi di lavoro: fino a 8 mila euro annui per lavoro dipendente, fino a 4.800 per quello autonomo. Il prestito gratuito è calcolato sul montante dei contributi versati fino a quel momento e pagato fino a un massimo di 1.500 euro lordi al mese.
L’anticipo richiede molti requisiti: A) tre di base: 63 anni di età; 30/36 anni di contributi; cessazione del lavoro; B) quattro (per ogni persona ne basta uno solo) legati a un particolare status personale o lavorativo della persona. Eccoli.
1) Persone disoccupate che hanno terminato le indennità Inps da almeno tre mesi. 2) Persone invalide almeno al 74%. 3) Persone che assistono da almeno sei mesi familiari invalidi gravi e conviventi. Si tratta di coniuge, unito civile, figli, genitori. Se essi mancano o sono deceduti, ovvero hanno compiuto 70 anni o sono disabili si passa agli altri parenti e affini fino al secondo grado. 4) Persone che hanno svolto lavori gravosi per almeno sei anni negli ultimi sette, oppure per almeno sette negli ultimi dieci.
Le persone inserite nei primi tre gruppi devono avere almeno 30 anni di contributi, per il quarto gruppo sono necessari 36 anni. Per le lavoratrici madri c’è lo sconto di un anno per ogni figlio, fino a due anni. Perciò ci sono donne che possono avere l’Ape con 28/29 o 34/35 anni di contributi.
LE PENSIONI SULLO SCIVOLO
Opzione donna
Anche quest’anno è presente sul palcoscenico previdenziale la pensione opzione donna, un sistema per lasciare il lavoro con notevole anticipo rispetto ai tempi chiesti per la prestazione di vecchiaia. Avere la pensione in tempi ridotti può essere un forte beneficio per le donne in questi tempi con tanti problemi legati all’epidemia. Il beneficio riguarda le dipendenti del settore pubblico e privato, e le lavoratrici autonome.
I requisiti devono essere raggiunti entro l’anno 2020 e sono: a) età: lavoratrici dipendenti 58 anni (nate entro anno 1962) e autonome 59 anni (nate entro anno 1961); b) contributi 35 anni.
Per la decorrenza iniziale della pensione occorre però attendere l’apertura della finestra. E qui le date cambiano.
Le dipendenti hanno la finestra di 12 mesi, le autonome di 18. Perciò per chi compie l’età minima nell’ultimo mese utile, cioè in dicembre 2020, la pensione potrà iniziare a decorrere: a) se dipendente, da gennaio 2022 quando avrà 59 anni, b) se autonoma, da luglio 2022 quando avrà 60 anni + 6 mesi.
Ovviamente la domanda di pensione può essere presentata anche successivamente, quando si vuole: in questo caso la prestazione decorrerà dal mese successivo alla richiesta.
Per questa prestazione è necessario optare per il calcolo soltanto contributivo della pensione, perdendo la prima parte soggetta a quello migliore retributivo. Quanto si perde con questa scelta? E’ impossibile stabilire una misura valida per tutti, in quanto la pensione è legata agli anni di versamenti, all’età dell’interessata, alla misura della retribuzione, ecc.
In linea indicativa si può parlare di una perdita che oscilla dal 15 al 25 per cento. Ma non dobbiamo dimenticare il guadagno: si riceve la pensione fino a 8 anni prima. E perciò è più che probabile che il guadagno sia alla lunga superiore alla perdita.
Isopensione
Confermato anche nel triennio 2021-2023 il maxi scivolo di 7 anni per i lavoratori dipendenti del settore privato che, inseriti nell’organigramma di aziende con eccedenze di personale, hanno i requisiti per raggiungere la pensione nei sette anni successivi alla cessazione del rapporto di lavoro. O per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contributi), o per quella anticipata (42 anni + 10 mesi di contribuzione gli uomini, un anno in meno le donne).
Si parla di “isopensione”, cioè una simil-pensione, in quanto viene calcolata o poi pagata mensilmente dall’Inps, ma in realtà i soldi li mette l’azienda, con in più le somme occorrenti per finanziare i contributi figurativi. Al momento in cui saranno raggiunti i requisiti di una delle due pensioni l’Inps subentrerà all’azienda e calcolerà la vera pensione sulla base di tutta la contribuzione, compresa quella figurativa.
In questo mese di gennaio possono, ad esempio, essere esodati i dipendenti che avranno la pensione – se hanno ottenuto il periodo massimo di esodo – dal 1° febbraio 2028. Si tratta di persone con 60 anni di età, oppure con 35 anni + 10 mesi di contributi (un anno in meno se donne).
PENSIONI D’ORO
Dopo il pannicello caldo della Corte costituzionale che ha ridotto la durata del prelievo da cinque a tre anni, l’incredibile contributo di solidarietà continuiamo a tenercelo per tutto quest’anno. E nel 2022 che succederà? C’è da aspettarsi di tutto, perché ormai il Governo ha trovato un’amichevole “spalla” nei giudici della Consulta e quindi potrà ripresentare qualche altra torchiatura sotto altro nome, ammantata da nobili scopi, naturalmente transeunte, ecc.
Mi piace ripetere quel motto già ricordato in una precedente newsletter. Un grande faraone egiziano ha detto: ho visto il passato, non temo il futuro. I titolari delle più che guadagnate pensioni medio-alte dicono: temo il futuro perché vivo il presente e ho visto il passato!
Quest’anno il taglio inizia con l’aliquota 15% sulle quote di pensione lorda annua superiori a 100.200 euro. E tenendosi saldo sulle groppe del 25%, del 30%, del 35%, termina la sua spietata corsa con il 40% sulle quote eccedenti il mezzo milione di euro.